50 Sfumature di Statalismo

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50 Sfumature di Statalismo

“L’Italia è un paese deturpato da anni di politiche neoliberiste; abbiamo bisogno di tornare ad un ruolo centrale dello Stato!”. Avrete sicuramente sentito anche voi questa opinione espressa quasi quotidianamente nei talk show, nelle interviste e sui social da esponenti di tutto l’arco politico. Per l’attuale (ed anche passata) classe politica, la soluzione è sempre più interventismo nell’economia, quindi, più controllo pubblico negli affari dei privati. Dal crollo del prezzo del pecorino, alla disoccupazione, in particolare quella giovanile e femminile, la risposta è sempre una e una soltanto: Più Stato.

In Italia, lo Stato spende circa la metà della ricchezza nazionale. Questa spesa, in gran parte, è costituita da forme di trasferimento correnti destinate a mancette elettorali e non alla protezione sociale reale. Il prelievo fiscale è, ormai, pari a quasi la metà del Prodotto Interno Lordo. Si continua, però, a parlare di “neoliberismo” come se fosse la causa di tutti i nostri mali. Senza contare che lo Stato controlla, direttamente e indirettamente, le più grandi aziende nei settori strategici (trasporti, energia, comunicazioni, banche, etc.) e migliaia di enti partecipati.

Allo Stato italiano si aggiungono anche le numerose organizzazioni sovranazionali, l’Unione Europea in testa, che, abbandonato l’originario e preminente scopo di “limitare” il ‘Leviatano’ e di contribuire alla tutela dei cittadini, hanno progressivamente ampliato la propria competenza decisionale, avocando e armonizzando, sempre verso l’alto, compiti e funzioni come se fossero un vero e proprio ‘Stato’.

Difficile ritenere che il “neoliberismo” sia il problema del nostro Paese ed, in generale, del continente europeo. Ma, se quello continentale è un processo di centralizzazione ancora in fase embrionale, nel nostro Paese, è, invece, in stato avanzato. Parafrasando il film vincitore del premio Oscar del 2008 “Non è un paese per Vecchi”, non si può certo affermare che l’Italia sia un “Paese per Liberali”.

E se nel capolavoro dei fratelli Cohen, lo spietato killer Anton Chigurh perseguita il protagonista Llewelyn Moss per fare sua una borsa piena di soldi, lo Stato italiano vessa il cittadino per impossessarsi delle sue ricchezze, ritenendo di poterle spendere in modo più efficiente ed utile alla collettività, a sua volta, anche l’Unione Europea chiede allo Stato italiano sempre più denari e competenze, perché ritiene di sapere meglio degli stati nazionali come spenderle.

E se l’enorme ed ingombrante presenza dello Stato si percepisce su tutti i fronti, tuttavia nessuna forza politica ne chiede la riduzione. Sebbene il ruolo ed il peso dell’Unione Europea siano già stati messi in discussione da più parti, ciò non è accaduto specularmente per lo Stato. Infatti, ogni volta che viene approvata una legge che preveda degli aumenti di spesa, l’opposizione è sempre pronta alla levata degli scudi, ma mai anche solo a proporre una visione che sia in netta controtendenza. Troppo spesso le critiche riguardano il mezzo, le modalità o l’ambito in cui i soldi sono stati spesi. 

Alla fine delle, seppur forti, contrapposizioni, tutti vogliono spendere e tutti sanno meglio degli altri dove si dovrebbe spendere. Nessuno si pone, invece, il problema di voler continuare ulteriormente a sperperare le ricchezze che gli italiani hanno accumulato con grande fatica, sacrificio ed impegno – un trend che si protrae ormai da diversi decenni.

Come antidoto a chi vorrebbe risolvere un problema che non c’è (il neoliberismo) con un problema che invece esiste eccome (Stati e para-Stati) suggeriamo la lettura del nuovo libro di Alberto Mingardi: “La verità, vi prego sul neoliberismo – Il poco che c’è, il tanto che manca” (Marsilio)

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