Perché dovresti ricordare Bruno Leoni

Il lavoro di Bruno Leoni merita di essere ricordato perché il suo omicidio, mezzo secolo fa, ha messo a tacere la sua coerente e originale voce per la libertà e perché pochi italiani sono, persino oggi, consapevoli del suo contributo.

Bruno Leoni era uno studioso, filosofo politico, avvocato, editorialista ed uno dei più importanti liberali classici del XX secolo in Italia. Fu professore di Filosofia del diritto e Dottrina dello Stato all’Università di Pavia per un quarto di secolo, dal 1942 fino alla sua morte. Ha fondato e curato la rivista di scienze politiche, Il Politico. E’ stato segretario e poi presidente della Mont Pelerin Society. Era un ammiratore di Ludwig von Mises e ebbe una grande influenza, tra gli altri, su Friedrich Hayek.

Il lavoro di Bruno Leoni merita di essere ricordato perché il suo omicidio, mezzo secolo fa, ha messo a tacere la sua coerente e originale voce per la libertà e perché pochi italiani sono, persino oggi, consapevoli del suo contributo. In particolare, vale la pena di riscoprire le sue intuizioni contenute in Freedom and the Law, che hanno affrontato con forza i rischi che una “legislazione iperestesa” rappresenta per la libertà.

“I sistemi giuridici contemporanei … lasciano un’area sempre più ristretta alla libertà individuale.”

“[Laddove] prevale sempre l’autorità … gli individui devono arrendersi, indipendentemente dal fatto che abbiano ragione o torto”.

“Il crescente potere dei funzionari governativi … interferisce … quasi a loro piacimento, con ogni tipo di interesse e attività privati”.

“Si dovrebbe rifiutare il processo legislativo ogni qualvolta sia possibile per le persone coinvolte raggiungere i propri obiettivi senza dover dipendere dalla decisione di un gruppo e senza costringere effettivamente altre persone a fare ciò che non farebbero mai senza costrizione”.

“[Con] la dilatazione del processo legislativo … tutti prima o poi si confronteranno con … uno stato di disordini perpetui e di oppressione generale”.

“Un principio molto antico sembra essere stato violato nella società contemporanea … “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.”

“I sostenitori della proliferazione legislativa … [sostengono che] ciò che le persone reali decidono o non decidono all’interno di una società dovrebbe essere del tutto trascurato e sostituito da ciò che una qualsiasi manciata di legislatori potrebbe farsi venire in mente, decidendo per essi, in qualsiasi momento”.

“L’ideale dello “stato di diritto” … [era] il principio di libertà dalle interferenze da parte di tutti, comprese le autorità”.

“Ogniqualvolta la regola di maggioranza sostituisce la scelta individuale senza che ve ne sia la necessità, la democrazia confligge con la libertà individuale. È questo particolare tipo di espressione democratica che dovrebbe essere tenuto al minimo allo scopo di conservare un massimo spazio di democrazia che sia compatibile con la libertà individuale.”

La situazione paradossale del nostro tempo è che siamo governati da uomini, non perché non siamo governati dal diritto, come pretenderebbe la classica teoria aristotelica, ma esattamente perché lo siamo.”

citazioni tratte e tradotte da Freedom and the Law

Bruno Leoni, a differenza di molti oggi, ha riconosciuto che “la legislazione … è in realtà molto meno capace di organizzare la vita sociale di quanto i suoi sostenitori sembrano credere”, e che “non vi è alcun dubbio sulla scelta a favore della libertà individuale, concepita come la condizione di ogni uomo di fare le proprie scelte senza essere costretto da nessun altro a fare controvoglia ciò che quest’ultimo gli impone.” Perché “se si dà valore alla libertà individuale di agire e di decidere, non si può evitare di giungere alla conclusione che ci deve essere qualcosa di sbagliato nell’intero sistema”, la risposta è in una “legislazione ridotta“, in cui “la facoltà di scegliere deve essere lasciate all’individuo e non alle autorità.”

Freedom and the Law di Bruno Leoni hanno chiaramente esposto l’argomento contro una “legislazione iperestesa”, che egli ha riconosciuto come il risultato a cui ambiscono persone in cerca “della libertà di costringere altre persone a fare ciò che queste non farebbero mai se fossero libere di scegliere da sole”. In altre parole, una legislazione così dilatata è incompatibile con la libertà, e più la sua portata coercitiva si espande, più la libertà viene persa. Vide anche l’unica soluzione definitiva per riprendersi la libertà nel “ridisegnare … le aree occupate rispettivamente dalle scelte individuali e dalle decisioni collettive … con il conseguente corollario di procedure coercitive”. Cioè, “dobbiamo ridurre i poteri dei legislatori per ripristinare per quanto più possibile la libertà individuale… consentendo alle persone di stabilire i propri fini”.

Nel 2003 è stato fondato in sua memoria l’Istituto Bruno Leoni, “per promuovere le idee per il libero mercato” e con lo scopo di “dare il suo contributo alla cultura politica italiana, affinché siano meglio compresi il ruolo della libertà e dell’iniziativa privata, fondamentali per una società davvero prospera e aperta”.

“L’Istituto Bruno Leoni ritiene che il pensiero di Bruno Leoni possa offrire un importante contributo al dibattito politico in Italia e in Europa. Maggiori informazioni sulla vita e le opere di questo grande pensatore sono disponibili sul sito dedicato Riscoprire Bruno Leoni” a cui rinviamo per un ulteriore approfondimento personale.

Noi di Students For Liberty Italia vogliamo ricordarlo oggi nell’anniversario della sua nascita, il 26 aprile del 1913, per i suoi insegnamenti e le sue idee troppo “scomode” e “raggelanti“, nella loro cruda ovvietà, per i detentori del potere, per la sua grandissima fama a livello internazionale che, ahinoi, non ha raccolto lo stesso riconoscimenti nel nostro Paese: Nemo propheta in patria.

SFLItalia Intervista Vitalba Azzollini e Giuseppe Portonera

Con Vitalba Azzollini e Giuseppe Portos Portonera abbiamo parlato degli aspetti legali (di Costituzione principalmente) dell’emergenza Covid-19: limitazioni delle libertà, l’adozione dei Dpcm, delle convocazioni del Parlamento, delle App di tracciamento e della conseguente tutela della privacy, delle competenze delle Regioni (limitatamente alle dichiarazioni del Presidente Vincenzo De Luca di voler chiudere la Campania se i contagi nelle regioni del Nord non accenneranno a diminuire: lo può fare?)

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[Speciale] Legittima Difesa

“Vim vi repellere licet”, è lecito respingere la violenza con la violenza. Hanno ragione i maestri della cultura classica.

Il brocardo indica semplicemente un’eccezione, di assoluta ragione, al divieto generale di tutela arbitraria dei propri interessi: chi reagisce con violenza alla violenza per difendere un diritto proprio o altrui, non è punibile, purché la difesa sia proporzionata all’offesa: esprime un antico principio di diritto, noto anche come “legittima difesa”. Questa rappresenta un residuo di autotutela che lo Stato concede al cittadini, nei casi in cui l’intervento dell’Autorità non può risultare tempestivo: il fondamento di questa eccezione è oggi quasi unanimemente ravvisato nella prevalenza attribuita all’interesse di chi sia ingiustamente aggredito rispetto all’interesse di chi si è posto al di fuori della legge. 

Come potete vedere la ‘legittima difesa’ non è dunque un diritto di origine, si fa per dire, “salviniana”, ne è stato inventato negli anni duemila da bieche forze del centrodestra di governo, ma affonda le proprie profonde radici nel patrimonio comune della civiltà occidentale. Va benissimo che una o più forze politiche cerchino di ri-valorizzarla e che ogni sforzo in tal senso vada salutato positivamente, ma è irrilevante ai fine della nostra discussione. Non deve esserne il centro. La politica qui non ci interessa.

Come è noto, questo principio di assoluta ragione è saldato nel nostro ordinamento all’art. 52 del codice penale. Ma allora perché è importante oggi parlare di legittima difesa? E perché si è sentito il bisogno di una riforma?

A prima vista parrebbe non esserci alcun dubbio: in Italia è consentito difendersi. Eppure l’opinione pubblica non sembra convinta di ciò, anzi vive la situazione con sempre più insofferenza: il consumarsi di una rapina che, in alcuni casi, sfocia in tragedia, la procura, le indagini, il giudice, il processo a carico di chi si è difeso (quasi sempre per “eccesso colposo di legittima difesa”)… quasi insomma che, in realtà, in questo Paese, sia impossibile difendersi. La verità è che è proprio così! Ti puoi difendere, ma poi lo Stato arriva e ti dice: “Bravo! Ti sei difeso… adesso però fammi vedere se hai fatto bene”.

Cercheremo quindi non tanto di spiegare una riforma, ma di spiegare perché c’è bisogno di un presidio forte a tutela dell’individuo.

Quando lo Stato non assolve il proprio compito, primo ed essenziale, di “guardiano notturno”, è lecito che un cittadino difenda, finanche imbracciando un fucile, la sua proprietà, in particolare dopo aver subito centinaia di furti? La risposta non può che essere, Si! è giusto permettere agli individui di preservare la propria vita e presidiare i propri beni in situazioni di pericolo o in presenza di ripetute vessazioni.

Si può non reagire, certo, si può fuggire, ancor ovvio, ma sono valutazioni che una persona deve prendere in base al proprio convincimento, e non possono queste essere ‘norme universali’ valide per tutti. Chi decide di reagire deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare, e non perseguito per anni per avere esercitato un suo diritto. 

Non si capisce perché si debba preferire chi è stato “vittima” di una reazione difensiva a chi invece di leggi non ne stava violando nessuna, costringendo quest’ultimo ad una maratona giudiziaria per verificare se, a posteriori, abbia fatto bene o meno.

In questi giorni molti media, con dovizia di particolari, stanno riportando come si sono conclusi i processi che sono stati trattati maggiormente in questi anni. Tutti (quasi) assolti: ergo una riforma non serviva. Piano! La gran parte dei processi è finita con un’assoluzione sì, ma, gli stessi articoli, riportano un dato che è ‘IL’ centro del problema: ci vogliono anni, e spese legali non indifferenti, e non per “avere giustizia”, come si dice, ma per vedersi riconosciuta dallo Stato la propria ragione ed il proprio diritto: è una lotta tra individuo e Stato. E questo è un problema: vi sembra poi normale che noi spendiamo tempo e risorse della magistratura per correre dietro a procedimenti che comunque, salvo casi estremi e rari, finiscono con assoluzione? Senza parlare del problema, di non secondaria importanza, per cui un giudice, in base al proprio libero convincimento, possa comunque ritenere, a propria discrezione, che il cittadino non sia rimasto nei limiti della legittima difesa e condannarlo?

Questo perché il nostro codice penale, significativamente firmato da Mussolini, considera il cittadino un suddito, e quindi gli pone i limiti entro i quali si può difendere. Mentre un codice liberale dovrebbe ragionare in modo opposto: chiedersi entro quali limiti lo Stato abbia il diritto di punire chi si difende da un’aggressione che lui, Stato, non è riuscito a impedire.

La difesa è quindi “sempre legittima”? Si lo è, ma in quanto “legittima”. Questo significa che anche la norma più ampia sulla legittima difesa non consentirà mai alla vittima dell’aggressione di recuperare con la violenza la refurtiva in casa del ladro, e nemmeno di potergli sparare alle spalle se scappa in strada con il televisore o per farlo desistere dal rubare la frutta sugli alberi. Queste sono le preoccupazioni che vengono instillate da chi ci vorrebbe tutti inermi e impossibilitati a reagire: ma sono preoccupazioni senza fondamento, perché la “legittima difesa” contempla il caso di chi si oppone ad un’ingiusta aggressione in atto (è l’attualità del pericolo), sull’ingiustizia dell’offesa, sulla necessità di una reazione. In questo costa la vera essenza della ‘proporzionalità’. Questo principio vale in tutto il mondo civile e continuerà, naturalmente, a valere anche da noi anche dopo l’approvazione della riforma. 

La difesa legittima non è dunque un via libera ai giustizieri!

Legato, ma non direttamente, al tema della legittima difesa è il tema della armi. Ora, la legittima difesa si può esercitare anche con mazze, ramazze, mani e piedi, ovvio, ma allora perché quando si parla di legittima difesa, inevitabilmente, si finisce poi a parlare quasi ed esclusivamente di armi? Semplicemente perché queste sono ritenute, di gran lunga dalla maggioranza delle persone, come i mezzi più efficaci per difendersi. Ma la congiunzione dei due temi finisce qui. L’ampliamento della possibilità o delle restrizioni al tema delle armi non è direttamente collegato alla legittima difesa: certo, potrà spaventare più di qualcuno, ma usarlo per negare il diritto alla difesa legittima è sbagliato. Sono due temi diversi. Chi si dice in favore delle libertà non ha problemi a dirsi favorevole sia all’uno che all’altro tema. Porteremo, dati alla mano, le motivazioni a favore e sfateremo qualche mito. Avremo modo di approfondire il tema.

In ultima battuta, ma non meno importante, guardando all’esperienza americana dei liberali, essi hanno saputo trovare un tema che li unisce tutti. La difesa del II emendamento. Parleremo anche di questo. Certo noi in Italia una disposizione simili non l’abbiamo, ancorché di livello costituzionale, ma allora perché non trovare proprio nella legittima difesa e nel legittimo possesso di armi, anche qui in Italia, un qualcosa che ci unisca tutti? Perché la legittima difesa e il legittimo possesso di armi non dovrebbero essere il nostro “II emendamento” dopotutto?