La pandemia di COVID-19 evidenzia la natura mutevole del ruolo del governo

di Russel Coates, pubblicato sul blog di Students For Liberty. Traduzione dall’inglese a cura di Students For Liberty Italia

Solo un anno fa il mondo di oggi sarebbe stato impossibile da prevedere. Pochi avrebbero potuto immaginare che molte delle libertà che avevamo nel 2019 sarebbero state revocate così facilmente. Dopo quello che è stato un decennio ampiamente positivo, in particolare per lo sviluppo economico e la riduzione della povertà globale, gran parte del progresso è stato ora completamente annullato. Di conseguenza, i lockdown sollevano importanti interrogativi sul ruolo del governo.

Il mondo di oggi – impensabile nel 2019 

In tutto il mondo la maggior parte di noi ha assistito a delle violazioni senza precedenti delle nostre libertà civili durante la pandemia di COVID-19. I governi hanno imposto degli obblighi di rimanere in casa che spesso si prolungano per diversi mesi. Hanno costretto le aziende a chiudere, causando indescrivibili difficoltà a tanti imprenditori ed ai loro dipendenti. Le restrizioni per i viaggi sono state severe e molti governi hanno persino proibito alle persone di ricevere degli ospiti in casa propria, tra le tante politiche di stampo autoritario. Senza conoscere il contesto attuale, quasi tutti nel 2019 avrebbero considerato barbaro ed impensabile un simile giro di vite nella loro quotidianità. Tuttavia, di fronte alla minaccia di un nuovo e sconosciuto agente patogeno, molti di noi si sono convinti che non ci fosse alternativa all’utilizzo di un’ampia gamma di misure, estreme e senza precedenti, per combattere il virus. 

Le nuove aspettative riposte nei governi 

Ci sono state diverse grandi pandemie dall’inizio del XX secolo. Queste includono, ad esempio, l’influenza spagnola (1918-20), l’influenza asiatica (1957-58) e l’influenza di Hong Kong (1968-69). Tuttavia, nonostante il loro ampio impatto globale, nessuna di queste pandemie ha portato a qualcosa di comparabile ai livelli delle interruzioni nelle dinamiche sociali che vediamo oggigiorno. Ciò che è ora chiaro è che, ad un certo punto, ai governi è stata in qualche modo attribuita la responsabilità per la morte o la sofferenza di qualsiasi individuo che contragga un virus. Nonostante la legittimità estremamente discutibile di questo nuovo ruolo del governo, è comprensibile che, di fronte a queste mutate aspettative, i politici avranno naturalmente un incentivo a prendere qualsiasi misura possibile, anche drastica. In quanto tali, le soluzioni dall’alto verso il basso offerte dalla maggior parte dei governi rappresentano un tentativo da parte dei politici di scaricare la colpa per eventuali vittime dovute alla pandemia. Pertanto, il loro argomento è che, se un governo attua misure forti ma il virus continua a diffondersi a prescindere da queste, non sia colpa loro, ma piuttosto sarà degli individui che si comportano in maniera sconsiderata. 

La questione della responsabilità individuale

Uno dei risultati della delega di tutti gli aspetti della lotta alla pandemia ai governi è un declino della responsabilità personale. Invece di valutare i rischi delle varie attività, molti determineranno invece se qualcosa sia sicuro o meno semplicemente in base al fatto che il loro governo lo consenta in un dato momento. Piuttosto che sollecitare una serie di decreti in continua evoluzione, il ruolo delle autorità sanitarie dovrebbe essere quello di concentrarsi sulla comunicazione di consigli chiari e coerenti al pubblico. Ciò comporterebbe la sensibilizzazione sulla gravità di una minaccia e la promozione di buone abitudini. Gli individui non devono evitare di assumersi la responsabilità personale, incolpando il governo di non imporre comportamenti responsabili quando qualcosa va storto. Non dovrebbe spettare ai governi garantire che nessuna conseguenza negativa derivi dalle decisioni sbagliate degli individui. Insinuare che questo sia un ruolo legittimo del governo costituirebbe un precedente molto pericoloso.

I governi raramente rinunciano ai loro poteri

È importante ricordare che, una volta che un governo aumenta il proprio raggio d’influenza, i nuovi poteri che acquisisce raramente vengono abbandonati. Come Milton Friedman ha brillantemente evidenziato una volta, “Niente è così permanente come un programma provvisorio del governo”. Prima del 2020, sarebbe sembrato assurdo che i governi potessero mettere agli arresti domiciliari intere popolazioni e costringere le imprese a chiudere a seconda di ciò che loro avessero ritenuto essenziale. Allo stesso modo, se qualcuno avesse scritto un libro su un mondo in cui i governi avessero iniziato a stampare denaro per sovvenzionare ampie fasce della popolazione a cui avevano proibito di guadagnarsi da vivere, sarebbe senza dubbio appartenuto alla sezione narrativa. Mentre possiamo ragionevolmente aspettarci che molte delle attuali restrizioni vengano revocate nel prossimo futuro, a parte il disastro economico ed una crisi di salute psicologica, un altro elemento dell’eredità dei lockdowns sarà probabilmente una diversa percezione del ruolo del governo.

La Crittografia riguarda i Diritti Umani: la tua privacy e libertà di espressione dipendono da essa

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul blog di Learn Liberty

23 Ottobre 1786 – tre anni prima che la Costituzione prendesse il posto degli Articoli della Confederazione, e cinque anni prima del Bill of Rights – il Congresso passò una risoluzione che autorizzava il Segretario degli Affari Esteri ad aprire e ispezionare ogni lettera qualora ritenesse che “ la sicurezza o l’interesse del governo lo richiedesse”. Ovviamente i Padri Fondatori, dell’idea che i poteri del governo dovessero essere limitati, non erano contenti di ciò.  

Secondo la storica Dorothy Ganfield Fowler nel suo libro Unmailable, la risoluzione spinse George Washigton a lamentarsi della violazione della corrispondenza, e Thomas Jefferson, James Madison e James Monroe iniziarono a scriversi utilizzando un linguaggio cifrato per preservare la loro privacy.

In effetti i Padri Fondatori avevano già utilizzato la crittografia prima, durante, e dopo la Rivoluzione. Jefferson in particolare era un utilizzatore prolifico di comunicazione crittata e inventò anche un cifrario oggi noto come Rullo di Jefferson per criptare e decrittare le sue comunicazioni.

Nonostante le recenti affermazioni del governo, la comunicazione cifrata non è una novità: fu infatti alla base delle idee su cui l’America fu fondata. I Fondatori credevano che la privacy della comunicazione – e quindi la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero – fosse fondamentale in una società libera. James Madison criptò parzialmente anche la sua corrispondenza con Jefferson in cui propose per la prima volta l’idea del Bill of Rights.

La crittografia ha sempre svolto un ruolo chiave nella storia americana. Tuttavia, questo messaggio è stato dimenticato da molti dei leader attuali che lavorano per indebolire la crittografia.

Cos’è la Crittografia?

Basicamente, la crittografia è un modo di trasmettere informazioni utilizzando formule chiamate “cifrari”, che spesso si affidano a “chiavi” uniche. Per esempio: Alice manda un messaggio cifrato a Bob che può essere decrittato solo da una chiave che nessuno eccetto Bob possiede, quindi può stare sicura che nessun altro potrà leggere la loro conversazione. Oggi la crittografia è utilizzata in molti ambiti oltre alla comunicazione tradizionale – è ciò che tiene al sicuro i nostri conti correnti online; può impedire a qualcuno di mettere il naso nel nostro traffico internet mentre siamo al bar; e, soprattutto, è ciò a cui ci affidiamo per la tutela dei nostri dispositivi personali, come smartphone e computer, che contengono le nostre vite intere.

Pubblici ufficiali hanno iniziato a intimare di introdurre “backdoors”, con le quali un sistema di crittazione viene intenzionalmente indebolito in modo tale che il governo possa accedere a qualunque dato esso voglia. Ma questa idea è fallimentare in partenza. La crittografia è matematica, e non si può manipolare problemi di matematica in modo da renderli risolvibili solo da un gruppo di persone, come ad esempio il governo. Se gli algoritmi che Alice usa per inviare un messaggio a Bob vengono compromessi, chiunque li trovi potrà sfruttarli.

Inoltre, progettare sistemi di computer sicuri è un problema serio nella computazione moderna. Nonostante i migliori sforzi dei programmatori, veniamo regolarmente a sapere di vulnerabilità che mettono a rischio le informazioni private di milioni di persone. Introdurre vulnerabilità intenzionalmente come parte di un sistema di crittografia indebolito è un disastro preannunciato – non solo per una persona o azienda ma per chiunque utilizzi tale sistema di crittazione.

A detta di molti stiamo vivendo nell’ “Era d’Oro della Sorveglianza”, in cui il governo ha più mezzi che mai per controllare le persone. È fondamentale che i cittadini di una democrazia siano in grado di esprimersi liberamente, e la crittografia è uno dei pochi strumenti che di fatto resiste ad uno stato pervasivo di sorveglianza. Come disse l’informatore Edward Snowden, “la crittografia funziona”. È di primaria importanza che continui a funzionare, e ciò significa resistere ai backdoors del governo.

Il codice è parola

Noi dell’Electronic Frontier Foundation (EFF) crediamo che i tentativi del governo di controllare la crittografia prevenendo la sua pubblicazione e implementazione siano una violazione del Primo Emendamento della Costituzione.

Il Primo Emendamento protegge tutti i tipi di espressione, inclusa la musica scritta e l’arte astratta. Allo stesso modo, il codice è un modo di diffondere informazioni e idee – non importa se è comunicato in una maniera che non è comprensibile ai profani. Molte persone non sanno leggere gli spartiti di musica classica ma ciò non significa che il governo possa restringere le opere di Mozart.

Le corti federali concordarono con noi sul fatto che il codice è parola quando l’ETF fu parte in causa nel caso Bernstein v. Department of Justice.

Un laureato di Berkley di nome Daniel J. Bernstein voleva pubblicare informazioni su un algoritmo di crittazione che aveva sviluppato, ma gli fu impedito di farlo perché il governo trattava tali informazioni come “munizioni” alla pari di armi o esplosivi, e richiedeva un permesso speciale dal Dipartimento di Stato per condividerle – un permesso che non gli sarebbe stato garantito.

Bernstein sporse denuncia e, rappresentato dall’ETF, sostenne con successo che censurare algoritmi è una violazione incostituzionale della libertà di espressione.

Il caso rimane legge valida tutt’oggi, con precedenti simili in altre corti. Giustamente, il Giudice Betty Fletcher della Ninth Circuit Court of Appeals ha sottolineato: 

“la disponibilità e l’uso di crittografia sicura potrebbe… reclamare una certa porzione della privacy che abbiamo perso. Gli sforzi del governo di controllare la crittografia così andrebbero a toccare non solo i diritti del Primo Emendamento… ma anche i diritti costituzionali di ognuno di noi in quanto potenziali beneficiari della crittografia.”

Il governo può provare a far apparire la crittografia come una minaccia alla nostra sicurezza, ma è vero precisamente l’opposto. Permette a privati cittadini di mettersi al sicuro dagli occhi indiscreti del governo. Ci saranno sempre criminali che usano la tecnologia per scopi loschi, ma non dovremmo sacrificare la privacy e la libertà di espressione di tutti per fermare alcuni delinquenti.

La Crittografia riguarda i Diritti Umani

Allontanandoci dagli Stati Uniti, quello della crittografia è un problema di diritti umani su scala globale. Come afferma un report del 2015 dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, “la crittografia e l’anonimato permettono agli individui di esercitare i loro diritti concernenti la libertà di opinione ed espressione nell’era digitale e perciò devono essere fortemente tutelati.”

Il report inoltre sottolinea che i governi che intimano di introdurre backdoors “non sono riusciti a dimostrare che l’uso criminale o terroristico della crittografia sia una barriera insuperabile per le forze dell’ordine.” In altre parole, anche quando le forze dell’ordine chiedono di compromettere la crittografia ciò non significa che la crittografia sia effettivamente ciò che impedisce loro di investigare tali crimini.

Dopo aver esaminato le politiche sulla crittografia di diversi paesi – tra cui Russia, Colombia, India, Marocco, Pakistan e gli USA – Amnesty International ha concluso: 

“Nell’era digitale, l’accesso e l’uso della crittografia è un elemento fondamentale del diritto alla privacy. Poiché la crittografia può proteggere le comunicazioni dallo spionaggio, può permettere alle persone di condividere la propria opinione con altri senza subire ritorsioni, di accedere alle informazioni sul Web e di organizzarsi con altri per protestare contro varie forme di ingiustizia”.

La crittografia è quindi anche essenziale per la libertà di espressione, informazione e opinione, e ha un impatto anche sul diritto alla libertà di associazione pacifica altri diritti umani. La crittografia è uno strumento particolarmente critico i per difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti, che fanno affidamento su di essa con sempre maggiore frequenza per proteggere la loro sicurezza e quella degli altri dalla sorveglianza illecita”.

Non importa dove uno viva; tutti hanno bisogno che i diritti relativi alla crittografia vengano tutelati.

Le nostre comunicazioni crittografate ci consentono di avere la privacy e di esprimerci liberamente come esseri umani. I governi di tutto il mondo hanno sviluppato metodi sempre più sofisticati per monitorare i propri cittadini, quindi è diventato estremamente importante disporre di una crittografia forte come baluardo per la privacy e la libertà di pensiero contro il terribile potere dello stato di sorveglianza.

Solidarietà a Vitalba Azzollini, sotto attacco per aver detto che le App di contact tracing sono un rischio per la nostra privacy!

Oggi vogliamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a Vitalba Azzollini che, fin dal primo giorno di questa pandemia, è in trincea per difendere le libertà individuali. 

Tra le prime a sottolineare le incongruenze ed i rischi degli atti limitativi delle nostre libertà, ora si trova sotto attacco per aver fatto notare che il contact tracing, oltre a poter comportare un rischio per la privacy, in assenza di testing appropriato non è il “silver bullet” che sconfigge definitivamente il virus.

Link all’articolo di Vitalba sul contact tracing

Il contact tracing rischia di essere l’ennesimo modo per scaricare le colpe dei fallimenti di uno Stato inefficiente sui cittadini, attentando ulteriormente alle loro libertà. Concetto che anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo sottolineato

Link all’articolo sul nostro blog

Una crisi sanitaria, anche molto seria come questa, non può essere un motivo valido per abbandonare acriticamente la difesa delle libertà individuali. 

Viva Vitalba Azzollini  e tutti quelli che come lei continuano a difendere la libertà!

Uno spettro si aggira per l’Italia della resurrezione: lo Stato Imprenditore

Articolo di Pietro Bullian: MSc in Economics presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano 

In avvio della Fase (1.)2, i prescelti dal governo hanno tracciato la rotta da intraprendere per la ricostruzione dell’economia nazionale falcidiata dal lockdown: la prospettiva, fin qui, non sembra incoraggiante.

In un’intervista a La Repubblica del 26 aprile, la consulente del governo Mariana Mazzucato ha auspicato la transizione verso “uno Stato imprenditore che decida dove investire”. L’economista espone l’obiettivo ambizioso di attuare la rivoluzione della green economy, così come quello di colmare il digital divide nella popolazione e tra le varie aree del paese. Tutti obiettivi meritevoli, ma – come ben sappiamo – la via ad ogni forma di Stato coercitivo ed autoritario è da sempre lastricata delle migliori intenzioni.

Cerchiamo dunque di capire quali siano i passaggi più controversi di questo piano – e perché siano preoccupanti e allarmanti per il mondo delle imprese in questo grande momento di difficoltà.

L’intervista inizia spiegando “l’approccio ‘mission oriented’, cioè […] l’importanza di indirizzare gli investimenti pubblici e privati verso le aree che possano catalizzare innovazioni a livello intersettoriale […]. Si tratta di avere uno Stato con un ruolo di catalizzatore con l’obiettivo di intercettare e indirizzare gli investimenti.” L’obiettivo è lodevole, ma muove dal presupposto che le “aree che possano catalizzare innovazioni a livello intersettoriale” verranno identificate correttamente (e per primo) dallo Stato. In altre parole, si sottintende che lo Stato sappia, meglio (e in anticipo) rispetto agli imprenditori, dove vale la pena investire e dove si genererà più innovazione nel futuro. Una supposizione piuttosto audace.

Nel prosieguo dell’intervista – per fortuna – la consulente del governo non parla di distinzioni nel garantire quegli aiuti purtroppo vitali alle imprese in un periodo di emergenza senza precedenti come questo, ma instilla comunque il dubbio che le imprese saranno poi debitrici morali dello Stato, specificando: “per ora le si aiuta, mettendo fra le clausole che rispetteranno alcune regole, per esempio su come e cosa investire”. Dichiarazione preoccupante: pare, infatti, si vogliano “ricattare” le imprese che riceveranno aiuti, le quali dovranno impegnarsi in cambio a effettuare investimenti nei modi e nelle forme previste dallo Stato.

Ma quali sono questi modi e queste forme? L’economista del governo chiarisce che “il tavolo delle trattative per le condizionalità dovrà avere elementi diversi, a seconda delle specificità settoriali e del tipo di azienda”. La vicenda, a questo punto, si complica ulteriormente. La professoressa Mazzucato pare avanzare l’ipotesi che funzionari del governo (non meglio identificati) saranno chiamati a vagliare una ad una le proposte delle aziende, per poi stabilire – sempre con l’audace assunzione che la completezza informativa risieda nelle mani dei funzionari di Stato – la validità dei loro business plan (parliamo di quasi 4 milioni e mezzo di imprese attive in Italia). Uno scenario a dir poco preoccupante, che obbligherebbe tra l’altro il mondo delle imprese italiane, già in grande difficoltà, a sborsare milioni di euro in consulenze per la redazione delle proposte da presentare ai funzionari del governo.

Ironicamente, negli stessi giorni, il commissario per la gestione dell’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha fornito la prima prova della potenza di fuoco dello Stato Imprenditore, bloccando de facto il mercato italiano delle mascherine in un solo giorno. Le successive uscite del commissario sul tema hanno dimostrato il livello di considerazione dei meccanismi più basilari del mercato e della formazione dei prezzi; meccanismi che, apparentemente, il commissario non ritiene importanti, dal momento che ha in seguito specificato come – a suo avviso – “il mercato per questo tipo di beni non dovrebbe esistere”. Non si capisce perché, a questo punto, debba esistere un mercato per il pane, per l’acqua potabile, per la pasta e per una serie di altri beni cosiddetti “essenziali” – che tuttavia hanno, piaccia o meno al commissario, dei prezzi di mercato.

Il prezzo calmierato di vendita imposto, infatti, è stato considerato con riferimento al costo di produzione (marginale?) pre-emergenza, che non includeva tutti i costi di riconversione e ampliamento della produzione che le imprese impegnate nello sforzo di fornire milioni di mascherine al giorno hanno dovuto sostenere in questi mesi. Inoltre, l’immediata applicazione del calmiere non ha tenuto conto dei tempi di approvvigionamento; molti commercianti, infatti, hanno pagato le mascherine di cui si sono riforniti (sul mercato) molto più di quanto non dovrebbero ora incassare per la vendita. Il commissario si è premurato di specificare di aver “fissato il prezzo massimo di vendita, non un prezzo massimo di acquisto”, non chiarendo in un primo momento chi avrebbe dovuto sopportare la perdita data dalla differenza dei due prezzi, ovvero come sarebbe stata corretta la distorsione del mercato causata dall’ordinanza stessa.

Per usare un eufemismo, la prima prova dello Stato Imprenditore, che indirizza il mercato al servizio del bene comune, poteva andare meglio.

Tuttavia, al di là di facili ironie, ciò che tutti questi ragionamenti tradiscono è una base ideologica che non tiene in considerazione le più basilari dinamiche dell’economia di mercato in cui viviamo.

Sia per quanto riguarda il mercato delle mascherine, sia per quanto riguarda il mercato degli investimenti, l’assunzione a priori è che lo Stato conosca meglio del mercato (ovvero di tutti noi, produttori e consumatori) le dinamiche di formazione dei prezzi. In altre parole: che lo Stato sia in grado di valutare meglio del consumatore quanto sia opportuno pagare per un bene di consumo; che lo Stato sia altresì in grado di valutare meglio di un investitore quale sia il progetto di investimento migliore; infine, che lo Stato sia in grado di valutare meglio di un’impresa come poter rendere più efficiente il proprio processo produttivo. Questo “Stato che tutto sa e tutto vede” sarebbe, in altre parole, un pianificatore centrale.

I prezzi – lo si vede, ad esempio, nel mercato degli articoli firmati – altro non rappresentano che il valore che i soggetti (i consumatori) attribuiscono a degli oggetti. Questo valore si crea spontaneamente per tutti i beni in natura – inclusi i beni illegali, che, pur al di fuori di ogni regola e legge, sviluppano dei prezzi propri. Distruggere il meccanismo di formazione dei prezzi vuol dire attribuirsi la capacità di “indovinare” le preferenze di tutti gli agenti economici in ogni dato momento. Qualcuno pensa davvero che sia sensato? Ha mai funzionato storicamente?

Si tratta di un’impostazione pericolosa, intrinsecamente autoritaria, perché ha il fine ultimo di sostituire le preferenze degli individui con delle “preferenze di Stato” (ovverosia le preferenze dei suoi funzionari) nella sicura idea che siano necessariamente migliori e più funzionali al benessere collettivo. Lo stesso principio, mutatis mutandis, è stato applicato immancabilmente da tutti i regimi autoritari della storia, per tante e diverse vie, tutte lastricate di buone intenzioni che avrebbero dovuto (temporaneamente) sacrificare gli individui sull’altare del “bene comune”.

Nessuno pensa che le idee dei consulenti del governo si spingano a tanto. Tuttavia, è giusto mettere in guardia dalle buone intenzioni che, se mal indirizzate, possono avere conseguenze imprevedibili sulle nostre libertà ed il nostro benessere.

Largo al Futuro: Tutti dovranno avere la possibilità di essere i liberi artefici del proprio destino e futuro

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Porcelli Massimiliano, fan del nostro blog.

Secondo recenti studi, il danno provocato dal COVID-19 in Italia sarà di 641 miliardi e con il termine “danno” non si deve solo intendere il grande costo sanitario ma soprattutto il gravissimo e ben peggiore costo finanziario e sociale dovuti a un lockdown che durerà ancora a lungo e che sta distruggendo il Paese giorno dopo giorno, portando alla morte di tante piccole e medie aziende che sono la base economica della nazione.

Tralasciando le giustissime polemiche sulle Fase 2 (o meglio la “Fase 1 bis“) ancora una volta chi sta fuori dalla mente dei politici nostrani, dei Dpcm e delle “millemila” task force, create negli ultimi mesi per aumentare ancora di più il caos governativo del Paese, sono purtroppo ancora una volta i giovani.

I giovani in Italia solo la classe sociale più bistrattata e mal considerata. Senza voler recare insulti a nessuna classe sociale, l’Italia si attesta come sempre come un “paese per vecchi” che fa leggi e procedimenti per vecchi e non investe in persone che possono scrivere il futuro ma in chi il futuro l’ha già scritto e vissuto.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’Italia perderà circa il 9% del suo PIL e la crisi del COVID-19 supererà a livello mondiale la Grande Depressione del 1929 e la Grande Recessione del 2008. Le prospettive sono tutt’altro che rosee e ciò genera nella popolazione sconforto che, se non gestito, può tramutarsi in rabbia, odio e ribellione. Nessuno ha pensato a finanziare le aziende o le idee dei giovani per ricreare il lavoro né ad abbassare le tasse e le imposte per aiutare le giovani famiglie e, soprattutto, si sta gestendo con una superficialità disarmante il mondo della scuola, soprattutto il mondo universitario, senza dimenticare i maturandi del 2020.

Cosa la politica lascerà ai suoi figli? Per ora abbiamo solo tasse, burocrazia e impedimenti di ogni tipo. I giovani, però, hanno tutto il diritto di gestire la propria esistenza e il proprio futuro e, soprattutto, hanno il diritto di lavorare, non di vivere di sussidi o elemosine statali, che sono solo bacino di voti e corruzione.

Una decrescita non è mai felice e una nazione che vuole rinascere non si può fondare su politiche parassitarie. Tutti dovranno avere la possibilità di essere i liberi artefici del proprio destino e futuro, ricreando lavoro e progresso senza le catene di alcuna istituzione.

#TorniamoLiberi #Rondini

Le risposte dell’NPC medio che su Twitter si scaglia contro l’hashtag #TorniamoLiberi.

Le risposte dell’NPC (NonPlayer Character) medio che su Twitter si scaglia contro l’hashtag #TorniamoLiberi.

Il bestiario satirico fatto un po’ per ridere (se non ci sarebbe da piangere) di chi, oltre ad essere allergico ad ogni libertà, non ha ancora capito in che situazione ci prepariamo ad entrare.

E voi, chi di questi avete incontrato?

NPC N.1 : l’ignavo _ “Si dovrebbe riaprire, ma a piccoli passi, non tutto in una volta. Prudenza”

Condivide la posizione di partenza ma ha troppa paura del “ritorno dei contagi” e preferisce affidarsi alle decisioni illuminate del governo e delle task force: il problema è che nella c.d. “Fase 2” di questi piccoli passi non si è vista manco l’ombra e il governo non sembra affatto deciso a far ripartire la ripartenza. – Nel gioco dell’oca “Ritorna al VIA!”

NPC N. 2 : il neo-convertito _ “Ahahah XD ma cosa vuoi uscire per andare in Chiesa. Ma se Dio è ovunque, puoi pregarlo anke in streaming dal cesso di casa!11!!”

Fino all’altro ieri usava la Bibbia come ferma porte, mentre oggi pretende di insegnare a tutti come essere dei veri cattolici; condivide le opinioni anti-riapertura di insigni biblisti e teologi di cui prima ignorava l’esistenza, loda la prudenza di Papa Francesco benché fino all’altro ieri urlasse all’ingerenza ogni volta che il Papa si esprimeva su qualcosa. Per lui la libertà di religione è un diritto che si mette nelle Costituzioni “tanto per”, solo per farsi vedere belli nelle classifiche internazionali, mica ci crede per davvero. – No al fedele occasionale.

NPC N. 3 : il dirigente sanitario improvvisato _ “Ma sì, uscite, andate tutti a messa, incontratevi, abbracciatevi tra di voi. Però, per cortesia, muniti di autocertificazione in cui dichiarate di rinunciare, se malati, alle cure a carico di tutti e al posto in ospedale. Grazie.”

Pensa che la sanità sia “gratis per tutti” ed ignora che proprio quelli che stanno chiedendo di riaprire mantengono con le tasse che hanno versato la sanità pubblica a lui tanto cara, e che se dovessero star male dovrebbero essere curati non perché sia un diritto ma proprio perché hanno già ampiamente pagato la propria contro-prestazione. Se gli parli di che cosa sia il “ticket sanitario” pensa che sia quello che si fa al ristorante dell’ospedale. Il punto è però che noi vogliamo esattamente assumerci le nostre responsabilità ed essere responsabili verso gli altri, come lo siamo stati in questi difficili mesi. Purtroppo il governo a questo risponde con la repressione e gli inseguimenti in elicottero o col drone di chi passeggia tranquillamente in solitudine. – Paga i debiti!

● NPC N. 4 : il costituzionalista esimio _ “È così difficile capire che le nostre libertà sono state limitate per non farci schiattare tutti? È così difficile capire che nessuno ci ha messo in galera? È così difficile capire che si tratta di una situazione di grave emergenza sanitaria?” 

Ti invita a “studiare la Costituzione” e condivide a manetta l’art. 16 della Cost, ignorando per prima cosa che lo stesso articolo affida alla “legge” la gestione dell’emergenza sanitaria e non ai Dpcm (che non sono equiparati alla “legge”) e, in secondo luogo, dimenticandosi dell’art. 13, per cui la “libertà personale è inviolabile”. È convinto che l’unico vero valore che la Costituzione riconosce sia quello della Salute, gli altri sono messi lì solo per arrivare a 139 articoli. Se gli parli del “bilanciamento” che si deve fare tra i vari diritti, per lui è un segno zodiacale e non sa bene che farsene; gli allarmi di alcuni giuristi sull’emergenza diritto in questa fase sono solo facezie di azzeccagarbugli che si stanno annoiando in quarantena: almeno finché non avrà qualcosa da ridire Zagrebelsky, per lui sta andando tutto bene. – Vai a studiare!

NPC N. 5 : l’anti-runner militante _ “State rompendo solo perché vi volete fare la corsetta, è una vergogna che adesso abbiano concesso di fare passeggiate più lunghe, siete degli irresponsabili!”

Si stupisce che dopo 7 settimane di lockdown ci siano ancora centinaia di morti e migliaia di contagi, che la curva non stia calando, e addossa la responsabilità di tutto questo ai famigerati “runner”. Ignora che l’Istituto Superiore di Sanità il 24 aprile ha finalmente rivelato da dove si sono originati i contagi durante il lockdown: il 44,1% delle infezioni si è verificato in una RSA, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro. Runner non pervenuti, anche perché li ha fatti bloccare subito: ma d’altronde era seriamente convinto che chi corresse da solo fosse un pericolosissimo untore: in realtà, è nettamente più pericoloso stare in una RSA, #restareacasa con un contagiato magari asintomatico, andare in ospedale. Ma per lui era la corsetta il problema. – Esci dalla tua bolla!

NPC N. 6 : il germanico _ Condivide la notizia che “in Germania con la riapertura è risalito l’indice del contagio. #torniamocontagiati”. 

Fino all’altro ieri per lui la Germania era un modello da seguire (e lo era, perché si sono organizzati e hanno mappato meglio la diffusione del contagio con i tamponi, ma lui questo non lo sa). Ora che però riapre non ne comprende la ragione e vuole riportare il teutonico Bundesstaat nel Lebensraum delle nazioni in lockdown, rinfacciando alla Kanzlerin di aver riaperto troppo presto! Ignora che in realtà i contagi in Germania non sono affatto risaliti: il dato, fornito dal Robert Koch Institut e relativo al 27 aprile, ha semplicemente segnalato che l’indice di contagio era risalito a 1: ciò significa che ogni persona contagiata è in grado di infettarne un’altra… il dato, dunque, non segnala che ci sia stato un aumento dei contagi e non c’entra niente con il numero di contagiati,, attuali in Germania ma dice semplicemente quante persone possono essere contagiate da un’altra persona. – Achtung! funktioneller Analphabet!

NPC N. 7 : l’RDC_Lover <3 _ “Ma non capisco, cosa hanno questi ristoratori da lamentarsi? Ma restino a casa e vivano con i soldi che hanno in banca. La Salute è più importante dell’economia!”

Per lui ogni sussidio che passa lo Stato sono “soldi gratis” che non provengono dalle tasche di qualcun altro, sono un diritto e pertanto non può essere messo in discussione. Non si rende conto che quei soldi gli arrivano proprio perché c’è qualcuno che paga le tasse al posto suo e non si rende minimamente contro che quello che per lui è un diritto garantito per legge in realtà è il sacrificio di qualcun altro e che termina quando i soldi degli altri finiscono. Restare a casa per lui è facile, lo faceva già da prima. Perché faticare e sudare per aprire un’attività quando puoi chiedere al politico di turno di prendere i soldi che ti servono dalle tasche degli altri? Puoi anche essere contrario al #TorniamoLiberi ed aspettare il vaccino, basta che ti fai carico nel frattempo delle imprese fallite e delle famiglie ridotte alla fame, o almeno, presentarti volontariamente per andare a raccogliere nei campi, visto che sei pagato per non fare manco quello. – Mantenuto!

NPC N. 8 : l’antikapitalista _ “Chi dice #TorniamoLiberi è solo uno sporco capitalista che vuole sfruttare i lavoratori! Non gliene frega niente se andando a lavorare possono rischiare di morire! Come sempre, i ricchi sfruttano i poveri”

Per l’antikapitalista ogni occasione è buona per propagandare il marxismo e inneggiare alla Rivoluzione! Peccato che in questa battaglia non si sia accorto che sia gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti che i dipendenti e gli operai e chi ha poco reddito sono assieme per riaprire e ripartire. Questo perché il lockdown sta minando i risparmi e le prospettive di chi non è garantito, cioè sia di chi ha un’attività in proprio che di chi aveva già prima un reddito basso. La lotta non è tra ricchi e poveri ma tra non garantiti e garantiti: i dipendenti pubblici e i percettori di sussidi statali, a cui lo stipendio viene garantito alla fine del mese e che non si devono preoccupare troppo, almeno non fino a quando i soldi degli altri finiranno. – Mamma!! mi si sono mischiate le classi sociali

NPC N. 9 : il censore della destra _ “proporre in questo momento di riaprire tutto è solo frutto dell’idea idiota del vostro #capitone che di liberale non ha un c***o”

Per lui la questione del #TorniamoLiberi è tutta propaganda politica, pensa che in Italia siano solo Salvini e la Meloni a dettare le idee e le opinioni, pertanto, ogni obiezione o dissenso che si muova contro il Governo deve per forza essere di estrema destra o conformato al pensiero sovranista. Ignora che in realtà, mezzo PD, Renzi, Calenda e persino alcuni di LeU chiedono maggiori riaperture… quindi evidentemente i “gli idioti” in Italia non sono così pochi. – Eh non rompere con sta politica! [e un grazie a chi nel suo piccolo glie lo ricorda]

NPC N. 10 : Il follower di Abolizione del suffragio universale _ Si atteggia a capetto di tutto il branco degli NPC: riassume tutte le categorie elencate sopra. Sono gli stessi che a febbraio facevano gli aperitivi e inneggiavano al razzismo verso chi voleva chiudere. Ora che tutti vogliono riaprire e ripartire, loro sono gli unici che vogliono restare chiusi in casa e tenere tutto com’è. Tanto, mantenuti da mamma e papà, la vita è più semplice e giudicare dal divano (loro sì) è più facile – La coerenza. 

Ma sul calmiere dei prezzi Diocleziano non vi ha insegnato proprio niente?

E alla fine ci siamo arrivati! Il Presidente del Consiglio, nella conferenza stampa nella sera del 26 aprileAnsa /CorriereTv – ha annunciato quanto segue:

“Abbiamo già sollecitato il commissario Arcuri a calmierare i prezzi sulle mascherinenon ci saranno speculazioni su questo fronte. Ci sarà un prezzo equo e un piccolo margine di guadagno. Inoltre, il nostro impegno è quello di eliminare completamente l’Iva. Il prezzo sarà attorno allo 0,50  per le mascherine chirurgiche”.

Sugli effetti di queste politiche scellerate, ne avevamo parlato non molto tempo fa in questo articolo, di cui riproponiamo un passaggio…

“Lo Stato potrebbe imporre un “calmiere”, quindi scegliendo un ‘tetto massimo’ per il prezzo del bene, o un ‘razionamento’, scegliendo quindi la quantità massima acquistabile da ogni consumatore. In entrambi i casi, le aziende non riceveranno nessun segnale dal mercato che li spinga ad aumentare la produzione o extra-profitti che l’incentivino a farlo. Così facendo, l’allocazione del bene non sarebbe né equa né efficiente, in quanto vigerebbe la regola del “chi prima arriva meglio alloggia”. Cioè, i primi ad acquistare il bene ne avrebbero a sufficienza, mentre quelli che si sono “mossi in ritardo” rimarrebbero a mani vuote. Anzi, ad un certo punto, il bene potrebbe scomparire del tutto dal mercato.” 

Per chi non credesse a ciò che abbiamo scritto su, dovrebbe sovvenire facilmente alla memoria l’immediata analogia con il Capitolo XII de I Promessi Sposi, quello in cui Alessandro Manzoni ci narra delle conseguenze dell’introduzione di un calmiere del prezzo del pane in seguito a una scarsità di offerta derivante da un raccolto insufficiente. Il Manzoni, già nel XIX secolo aveva capito le conseguenze nefaste della manomissione del sistema dei prezzi nel circuito del mercato.”

L’editto sui prezzi di Diocleziano

Oltre all’esempio riportato nei Promessi Sposi, c’è un altro precedente storico molto noto, che si studia sin dalle elementari: L’Imperatore Diocleziano provò, nel 301 d.C., con l’Editto sui prezzi massimi, ad imporre un tetto massimo per tutti i beni, nel tentativo di contrastare l’inflazione causata dalla “crisi del III secolo“.

In estrema sintesi – a causa della notevole svalutazione delle monete romane derivata dalle emissioni incontrollate fatte dei numerosi imperatori ed usurpatori nei decenni precedenti per corrompere i soldati ed i funzionari – l’Editto poneva un limite sui prezzi per tutti i prodotti commerciabili nell’Impero Romano. L’obiettivo non era “congelare” i prezzi, ma segnarne i “maxima“, ovvero i massimi prezzi di mercato, oltre i quali determinate merci non avrebbero potuto essere vendute. Queste includevano varie merci per l’alimentazione, l’abbigliamento, le spese di trasporto per i viaggi in mare e gli stipendi settimanali. 

Tuttavia, l’Editto non risolse i problemi, poiché la massa totale delle monete coniate continuò ad aumentare, assieme all’inflazione, ed i prezzi massimi stabiliti si rivelarono troppo bassi. I mercanti o smisero di produrre le merci o le vendettero illegalmente al mercato nero (che in quegli anni proliferò) o, in alternativa, ricorsero al baratto. L’editto, come risultato, spinse ad interrompere gli affari ed il commercio. Si produsse, quindi, una vera e propria “paralisi” dell’economia nell’Impero.

Ora cosa fa dunque pensare quelle persone che, pur conoscendo gli esempi de I Promessi Sposi e di Diocleziano, uscendo di casa per andare a comprare le mascherine che gli servono – magicamente, per un qualche strano motivo completamente alieno alla logica razionale, al buon senso ed alla realtà fisica e materiale – di potersi aspettare seriamente di trovare gli scaffali trabordi di mascherine e di portarsele pure a casa in quantità e ad un prezzo così vantaggioso?

Per un ulteriore approfondimento personale sull’Editto sui prezzi massimi di Diocleziano, rimandiamo a questi due articoli di Mises italia: parte prima, parte seconda.

Ed infatti ecco quel che succede!

Il caos mascherine è già in atto! Le farmacie, infatti, sono insorte: “non possiamo perderci col prezzo imposto!” contestano il fatto che – così facendo – il costo al quale loro acquistano le mascherine sarebbe superiore a quello di vendita. In questo modo “lavoreremo in perdita quasi del 50 per cento“. Così a Napoli le farmacie hanno sospeso la vendita “per autotutela della categoria a fronte della confusione informativa istituzionale sui prezzi”.

Che sia fatto su vasta scala come fece Diocleziano, o su un genere di prodotti come il gran cancelliere Antonio Ferrer nei Promessi Sposi o con le mascherine sanitarie, come fatto da Conte e Arcuri, i risultati nefasti dell’imposizione del calmiere non cambiano!

Purtroppo, vale ancora la conclusione che avevamo fatto allora:

“molti oggi stentano a capire (o fanno finta di non capire) questi semplici meccanismi”.

Perché dovresti ricordare Bruno Leoni

Il lavoro di Bruno Leoni merita di essere ricordato perché il suo omicidio, mezzo secolo fa, ha messo a tacere la sua coerente e originale voce per la libertà e perché pochi italiani sono, persino oggi, consapevoli del suo contributo.

Bruno Leoni era uno studioso, filosofo politico, avvocato, editorialista ed uno dei più importanti liberali classici del XX secolo in Italia. Fu professore di Filosofia del diritto e Dottrina dello Stato all’Università di Pavia per un quarto di secolo, dal 1942 fino alla sua morte. Ha fondato e curato la rivista di scienze politiche, Il Politico. E’ stato segretario e poi presidente della Mont Pelerin Society. Era un ammiratore di Ludwig von Mises e ebbe una grande influenza, tra gli altri, su Friedrich Hayek.

Il lavoro di Bruno Leoni merita di essere ricordato perché il suo omicidio, mezzo secolo fa, ha messo a tacere la sua coerente e originale voce per la libertà e perché pochi italiani sono, persino oggi, consapevoli del suo contributo. In particolare, vale la pena di riscoprire le sue intuizioni contenute in Freedom and the Law, che hanno affrontato con forza i rischi che una “legislazione iperestesa” rappresenta per la libertà.

“I sistemi giuridici contemporanei … lasciano un’area sempre più ristretta alla libertà individuale.”

“[Laddove] prevale sempre l’autorità … gli individui devono arrendersi, indipendentemente dal fatto che abbiano ragione o torto”.

“Il crescente potere dei funzionari governativi … interferisce … quasi a loro piacimento, con ogni tipo di interesse e attività privati”.

“Si dovrebbe rifiutare il processo legislativo ogni qualvolta sia possibile per le persone coinvolte raggiungere i propri obiettivi senza dover dipendere dalla decisione di un gruppo e senza costringere effettivamente altre persone a fare ciò che non farebbero mai senza costrizione”.

“[Con] la dilatazione del processo legislativo … tutti prima o poi si confronteranno con … uno stato di disordini perpetui e di oppressione generale”.

“Un principio molto antico sembra essere stato violato nella società contemporanea … “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.”

“I sostenitori della proliferazione legislativa … [sostengono che] ciò che le persone reali decidono o non decidono all’interno di una società dovrebbe essere del tutto trascurato e sostituito da ciò che una qualsiasi manciata di legislatori potrebbe farsi venire in mente, decidendo per essi, in qualsiasi momento”.

“L’ideale dello “stato di diritto” … [era] il principio di libertà dalle interferenze da parte di tutti, comprese le autorità”.

“Ogniqualvolta la regola di maggioranza sostituisce la scelta individuale senza che ve ne sia la necessità, la democrazia confligge con la libertà individuale. È questo particolare tipo di espressione democratica che dovrebbe essere tenuto al minimo allo scopo di conservare un massimo spazio di democrazia che sia compatibile con la libertà individuale.”

La situazione paradossale del nostro tempo è che siamo governati da uomini, non perché non siamo governati dal diritto, come pretenderebbe la classica teoria aristotelica, ma esattamente perché lo siamo.”

citazioni tratte e tradotte da Freedom and the Law

Bruno Leoni, a differenza di molti oggi, ha riconosciuto che “la legislazione … è in realtà molto meno capace di organizzare la vita sociale di quanto i suoi sostenitori sembrano credere”, e che “non vi è alcun dubbio sulla scelta a favore della libertà individuale, concepita come la condizione di ogni uomo di fare le proprie scelte senza essere costretto da nessun altro a fare controvoglia ciò che quest’ultimo gli impone.” Perché “se si dà valore alla libertà individuale di agire e di decidere, non si può evitare di giungere alla conclusione che ci deve essere qualcosa di sbagliato nell’intero sistema”, la risposta è in una “legislazione ridotta“, in cui “la facoltà di scegliere deve essere lasciate all’individuo e non alle autorità.”

Freedom and the Law di Bruno Leoni hanno chiaramente esposto l’argomento contro una “legislazione iperestesa”, che egli ha riconosciuto come il risultato a cui ambiscono persone in cerca “della libertà di costringere altre persone a fare ciò che queste non farebbero mai se fossero libere di scegliere da sole”. In altre parole, una legislazione così dilatata è incompatibile con la libertà, e più la sua portata coercitiva si espande, più la libertà viene persa. Vide anche l’unica soluzione definitiva per riprendersi la libertà nel “ridisegnare … le aree occupate rispettivamente dalle scelte individuali e dalle decisioni collettive … con il conseguente corollario di procedure coercitive”. Cioè, “dobbiamo ridurre i poteri dei legislatori per ripristinare per quanto più possibile la libertà individuale… consentendo alle persone di stabilire i propri fini”.

Nel 2003 è stato fondato in sua memoria l’Istituto Bruno Leoni, “per promuovere le idee per il libero mercato” e con lo scopo di “dare il suo contributo alla cultura politica italiana, affinché siano meglio compresi il ruolo della libertà e dell’iniziativa privata, fondamentali per una società davvero prospera e aperta”.

“L’Istituto Bruno Leoni ritiene che il pensiero di Bruno Leoni possa offrire un importante contributo al dibattito politico in Italia e in Europa. Maggiori informazioni sulla vita e le opere di questo grande pensatore sono disponibili sul sito dedicato Riscoprire Bruno Leoni” a cui rinviamo per un ulteriore approfondimento personale.

Noi di Students For Liberty Italia vogliamo ricordarlo oggi nell’anniversario della sua nascita, il 26 aprile del 1913, per i suoi insegnamenti e le sue idee troppo “scomode” e “raggelanti“, nella loro cruda ovvietà, per i detentori del potere, per la sua grandissima fama a livello internazionale che, ahinoi, non ha raccolto lo stesso riconoscimenti nel nostro Paese: Nemo propheta in patria.

SFLItalia Intervista Luigi Curini

Con Luigi Curini abbiamo parlato del rapporto tra competenza e politica (inclusa la comunicazione degli scienziati) e della perdurante polarizzazione emotiva o affettiva che pervade la politica, anche e soprattutto in tema di Coronavirus: una faziosità tra tribù in contrapposizione tra loro.

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Questo programma, di base, cerca studenti-leader forti, per diffondere le idee di una società libera, per avviare nuovi gruppi di studenti a favore della libertà nelle proprie Università o Licei, perorganizzare eventi per promuovere le idee di libertà, per fornire risorse ai gruppi di studenti ed infine identifica alcuni studenti che possano guidare gli altri nel proprio paese. Il programma LC è aperto a tutti gli studenti liceali, universitari e dottorandi. Il programma LC ha continuato a ispirare programmi simili in tutto il mondo, in luoghi come Nord America, America Latina, Africa e Asia meridionale. 

Gli studenti del programma LC hanno l’opportunità unica di far progredire la libertà e sviluppare le loro capacità con altre persone da tutto il mondo affini alle proprie idee, nel mentre lavoriamo tutti assieme per raggiungere un futuro più libero per tutti.

I candidati ideali dovranno avere le seguenti qualità…

Il Local Coordinator Program è altamente competitivo e progettato per i migliori studenti-leader in tutta Europa. Tutti i membri del programma devono essere studenti liceali o universitari (laureati o laureandi) o dottorandi provenienti da uno qualsiasi dei paesi europei. I candidati interessati a diventare Local Coordinator dovrebbero poter dedicare qualche ora alla settimana e per completare il programma e, una volta selezionati, per organizzare le attività di SFL nel proprio Liceo o nella propria Università durante il corso dell’anno. I candidati prescelti diventeranno comunicatori professionali, affabili ed eccellenti.

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  • Almeno 1 anno di esperienza di leadership in un qualsiasi gruppo di studenti a favore della libertà o associazione studentesca (requisito apprezzato, ma non impeditivo per l’ammissione al Local Coordinator Program);
  • Capacità di gestire contemporaneamente molteplici attività;
  • Voglia di sviluppare al massimo le proprie competenze;
  • Forte auto motivazione;
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