Buona Festa di San Marco!
Se il 25 Aprile, la ‘Festa della Liberazione’ è la ricorrenza che più divide gli Italiani, ce n’è una che, invece, potrebbe unirli tutti: oggi infatti a Venezia si festeggia San Marco e la ‘Festa del Bocolo’.
E’ tradizione oggi, infatti, offrire alla donna amata un bocciolo (bócolo) di rosa rossa. Si racconta che l’usanza abbia origine nella leggenda di Maria, figlia di un doge, e di Tancredi, di famiglia umile. Maria, consapevole che il padre non avrebbe mai acconsentito al matrimonio, spinse Tancredi a cercare gloria combattendo i Mori nelle schiere dell’imperatore Carlo Magno. Un giorno arrivarono a Venezia alcuni cavalieri franchi, guidati dal paladino Orlando, che cercarono Maria per consegnarle un bocciolo di rosa: Purtroppo, Tancredi, dopo aver combattuto valorosamente, era stato ferito a morte e, trovandosi accanto a un rosaio, aveva colto un fiore chiedendo ai compagni d’armi di portarlo alla donna amata. Da allora, ogni 25 aprile, si rinnova fra i veneziani la tradizione di regalare a mogli e fidanzate un “bócolo” di rosa rossa come pegno d’amore.
Tradizione poco nota questa, sicuramente, ma che tra un servizio alla tivù e un video su YouTube dove si vedono solo cortei, sermoni, indignazioni, cori, improperi e litigi da parte dei ‘soliti noti’ che della liberazione ne hanno fatto una loro proprietà intellettuale, indisponibile agli altri, potrà certamente alleviare i cuori di chi ogni anno è “impaziente” di passare – il più delle volte il più presto possibile – sotto le ‘forche caudine’ di questa ricorrenza nazionale. Ma quale modo migliore quindi per festeggiare la libertà riconquistata se non donare un piccolo bocciolo a chi si ama?
Di tutt’altra natura, quindi, è la Festa di San Marco, che, oggi e sempre di più, valica i confini della tipica festa patronale per diventare qualcos’altro: e infatti oggi San Marco è anche la festa di chi – magari anche se non veneto – vede in quella che è la bandiera di San Marco, la bandiera della Serenissima, un simbolo di qualcosa, di una libertà antica e perduta che andrebbe riconquistata, e che non si riconosce nel mainstream per cui c’è solo destra e sinistra, comunisti e fascisti, nella contrapposizione di ideologie, ma che anzi vede come simbolo di una tradizione millenaria, della propria cultura, della propria identità, di Pace (è l’unica bandiera al mondo con la scritta Pace) di valori positivi, di libertà, financo di indipendenza ma che comunque racchiude in sé un sistema valoriale che sente vicina. Festeggia quindi l’unica ricorrenza che non richiama stragi, guerre e miserie, ed espone orgogliosamente il vessillo.
C’è chi dice che identità e tradizione non siano cose buone, che andrebbero dimenticate, fianco rinnegate o rimodulate… ma dimenticano questi signori che l’individuo è fatto anche di questo: tradizione, radici, identità.
Complici forse la lunga crisi economica che ha afflitto il Vecchio Continente e, quasi certamente, l’immobilismo e l’incapacità degli Stati nazionali (cui si è aggiunto anche l’immobilismo e l’incapacità delle Organizzazioni Sovra-nazionali) di far fronte ai problemi della modernità, alle forze dello “status quo”, oggi assistiamo sempre di più al sorgere di fenomeni disgregativi delle entità statali centralistiche e aggregativi delle comunità locali: si pensi alla Scozia, alla Catalogna e, da noi, al Veneto e, in una certa misura, anche alla Lombardia.
Sebbene il fenomeno in Italia non abbia ancora raggiunto le dimensioni organizzative e l’avanzamento nello stato dei lavori e delle rivendicazioni dei sopracitati esempi, finalmente anche il Veneto (e la Lombardia) – forse per l’inerzia data dai tempi, forse perché le coscienze si sono ridestate – la propria lotta contro lo “status quo” in favore di un riassetto dei poteri che, se da sempre nella Storia va verso l’alto (Stato-organizzazioni internazionali) ora comincia timidamente ad essere richiamato verso il basso (Regioni, Autonomie Locali).
Forse si è gridato troppo presto alla “morte degli Stati nazionali”, può essere, ma certamente se lo Stato nazionale sta per prendersi la sua rivincita nei confronti dei suoi “gufi”, è chiaro che dovrà ripensare e disegnare fortemente la sua ‘costituzione’, il suo nuovo assetto, se intende sopravvivere degnamente alle sfide del mondo moderno. Se il baricentro del potere si sposta sempre di più verso l’alto, sempre meno saranno le persone che lo potranno esercitare e, così, sempre minore sarà il controllo che il “resto” delle persone potrà svolgere; viceversa, se il baricentro del potere si abbassa, sempre più saranno le persone che lo eserciteranno e sempre maggiore sarà il controllo che il “resto” delle persone potrà svolgere.
Ecco perché richieste e rivendicazioni di sempre maggiore autonomia vanno salutate positivamente. Certo, non che ci aspettiamo che tutti i problemi verranno risolti così come per magia, ma certamente si diliuiranno molto le conseguenze di questi problemi: perché è molto meglio che tanti errori vengano scontati da una piccola comunità di persone, che un solo errore venga scontato da tutti indistintamente, virtuosi e meno virtuosi.
E consapevoli del fatto che la libertà dell’individuo non sarà mai tutelata abbastanza finche la più piccola entità amministrativa non sarà l’individuo stesso, nell’attesa da qualche parte bisognava pur cominciare, o che qualcuno cominciasse, e quindi:
“Par
tera , par mar, San Marco”.
Buon 25 Aprile, Veneti! #25aprile, #SanMarco