Di Gabriele Marmonti, Coordinatore Nazionale di Students For Liberty Italia
Nell’ultimo decennio, il dibattito pubblico occidentale ha oscillato tra paternalismo progressista e una forma stanca del conservatorismo. La sinistra ossessionata dalla giustizia sociale e impregnata di ideologia woke – rampante fino a pochi mesi fa – ha a lungo invocato uno Stato sempre più pervasivo, regolatore, redistributivo. Uno Stato che, con la scusa del perseguire un mondo ideale senza ingiustizie, vere o presunte, e differenze, ha promosso la più estensiva piattaforma di controllo delle coscienze della storia. A destra, invece, si sono alternate battaglie di retroguardia combattute assai male e statalismo mascherato da ordine. In mezzo, una generazione — la nostra, la Gen Z — intrappolata tra burocrazia, debito pubblico e una retorica vittimista che scoraggia l’iniziativa individuale e colpevolizza l’Occidente.
Eppure, qualcosa si sta muovendo. Fuori dai salotti benpensanti, stanno emergendo segnali inequivocabili di un ritorno alla cultura della libertà, di una nuova attenzione alla libera espressione, al libero mercato, alla responsabilità individuale. Un ritorno che parte dal basso, da quei giovani che erano raccontati come senza speranza ed erano visti come facili bersagli dell’ondata dell’ingegneria sociale dell’estrema sinistra. Oggi quella generazione bussa con forza alle porte della società, desiderosa di farsi ascoltare e di cambiare il mondo.
Il caso più emblematico è quello dell’Argentina. Nel dicembre 2023, il popolo argentino ha eletto presidente Javier Milei, un economista libertario e uno storico alleato di Students For Liberty, che si è presentato con un programma esplicitamente antistatalista, con toni che in Europa sarebbero bollati come “estremisti”: taglio netto della spesa pubblica, abolizione di interi ministeri, deregolamentazione dell’economia, rifiuto del politicamente corretto. La sua elezione non è stata un incidente, ma il frutto di un malcontento profondo verso un sistema politico che ha promesso uguaglianza e ha consegnato miseria, inflazione e corruzione. E lì, in Argentina, la forza trainante è stata quella di migliaia di giovani attivisti, di una Gen Z che ha capito che per cambiare il futuro serve abbracciare l’a soluzione’ideale – non politico, non solo, ma anzitutto filosofico – della libertà.
Milei non è un modello da replicare in modo meccanico, ma è un segnale. Dimostra che le idee libertarie, spesso ridicolizzate come “utopie da manuale di economia”, sono in realtà l’unico linguaggio ancora in grado di parlare alla rabbia di chi ha perso fiducia nelle istituzioni. Addirittura più del conservatorismo: è abbastanza chiaro che, dall’altra parte del continente americano, un peso importante nella vittoria di Donald Trump l’abbia avuto la promessa del DOGE e del taglio della burocrazia – opera, finora, largamente incompiuta.
Ma il vento non soffia solo al di là dell’Oceano. In Europa, sotto la coltre di conformismo mediatico, si avverte una crescente insofferenza verso l’interventismo di Stato, verso la regolazione sfrenata, verso l’etichetta sociale che ha caratterizzato il dibattito nell’ultimo quindicennio.
Non si tratta, è evidente, solo di soluzioni economiche. È una questione di valori, è una risposta alla domanda “Quanto peso siamo disposti a dare allo Stato nelle nostre vite?”. È il momento di tornare a dire, senza timore: lo Stato deve fare meno, e farlo meglio – e questo non può essere solo uno slogan politico.
La Generazione Z, spesso descritta come fragile, indecisa, fluida, sta invece dimostrando – in piccoli ma significativi segnali – di voler riscoprire l’ideale della libertà. Ed è questo il momento migliore per far parte del movimento per la libertà individuale.
Oggi, parlare di libero mercato, concorrenza, proprietà privata, deregolamentazione, educazione parentale e personalizzata, cripto e decentralizzazione non è più roba da accademici o da eccentrici pasionari col pallino della politica. È il lessico di chi vuole un futuro migliore, è la speranza di una generazione. E se è vero che la cultura precede sempre la politica, allora non c’è dubbio: siamo nel mezzo di una rivoluzione culturale che ha appena iniziato a farsi sentire.
E Students For Liberty è l’organizzazione migliore nel momento migliore.
Vuoi scoprire come fare parte della prossima generazione di leader della libertà? Vuoi entrare a far parte di una rete internazionale di studenti libertari? Allora Students For Liberty fa al caso tuo!
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