La Crittografia riguarda i Diritti Umani: la tua privacy e libertà di espressione dipendono da essa
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul blog di Learn Liberty
23 Ottobre 1786 – tre anni prima che la Costituzione prendesse il posto degli Articoli della Confederazione, e cinque anni prima del Bill of Rights – il Congresso passò una risoluzione che autorizzava il Segretario degli Affari Esteri ad aprire e ispezionare ogni lettera qualora ritenesse che “ la sicurezza o l’interesse del governo lo richiedesse”. Ovviamente i Padri Fondatori, dell’idea che i poteri del governo dovessero essere limitati, non erano contenti di ciò.
Secondo la storica Dorothy Ganfield Fowler nel suo libro Unmailable, la risoluzione spinse George Washigton a lamentarsi della violazione della corrispondenza, e Thomas Jefferson, James Madison e James Monroe iniziarono a scriversi utilizzando un linguaggio cifrato per preservare la loro privacy.
In effetti i Padri Fondatori avevano già utilizzato la crittografia prima, durante, e dopo la Rivoluzione. Jefferson in particolare era un utilizzatore prolifico di comunicazione crittata e inventò anche un cifrario oggi noto come Rullo di Jefferson per criptare e decrittare le sue comunicazioni.
Nonostante le recenti affermazioni del governo, la comunicazione cifrata non è una novità: fu infatti alla base delle idee su cui l’America fu fondata. I Fondatori credevano che la privacy della comunicazione – e quindi la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero – fosse fondamentale in una società libera. James Madison criptò parzialmente anche la sua corrispondenza con Jefferson in cui propose per la prima volta l’idea del Bill of Rights.
La crittografia ha sempre svolto un ruolo chiave nella storia americana. Tuttavia, questo messaggio è stato dimenticato da molti dei leader attuali che lavorano per indebolire la crittografia.
Cos’è la Crittografia?
Basicamente, la crittografia è un modo di trasmettere informazioni utilizzando formule chiamate “cifrari”, che spesso si affidano a “chiavi” uniche. Per esempio: Alice manda un messaggio cifrato a Bob che può essere decrittato solo da una chiave che nessuno eccetto Bob possiede, quindi può stare sicura che nessun altro potrà leggere la loro conversazione. Oggi la crittografia è utilizzata in molti ambiti oltre alla comunicazione tradizionale – è ciò che tiene al sicuro i nostri conti correnti online; può impedire a qualcuno di mettere il naso nel nostro traffico internet mentre siamo al bar; e, soprattutto, è ciò a cui ci affidiamo per la tutela dei nostri dispositivi personali, come smartphone e computer, che contengono le nostre vite intere.
Pubblici ufficiali hanno iniziato a intimare di introdurre “backdoors”, con le quali un sistema di crittazione viene intenzionalmente indebolito in modo tale che il governo possa accedere a qualunque dato esso voglia. Ma questa idea è fallimentare in partenza. La crittografia è matematica, e non si può manipolare problemi di matematica in modo da renderli risolvibili solo da un gruppo di persone, come ad esempio il governo. Se gli algoritmi che Alice usa per inviare un messaggio a Bob vengono compromessi, chiunque li trovi potrà sfruttarli.
Inoltre, progettare sistemi di computer sicuri è un problema serio nella computazione moderna. Nonostante i migliori sforzi dei programmatori, veniamo regolarmente a sapere di vulnerabilità che mettono a rischio le informazioni private di milioni di persone. Introdurre vulnerabilità intenzionalmente come parte di un sistema di crittografia indebolito è un disastro preannunciato – non solo per una persona o azienda ma per chiunque utilizzi tale sistema di crittazione.
A detta di molti stiamo vivendo nell’ “Era d’Oro della Sorveglianza”, in cui il governo ha più mezzi che mai per controllare le persone. È fondamentale che i cittadini di una democrazia siano in grado di esprimersi liberamente, e la crittografia è uno dei pochi strumenti che di fatto resiste ad uno stato pervasivo di sorveglianza. Come disse l’informatore Edward Snowden, “la crittografia funziona”. È di primaria importanza che continui a funzionare, e ciò significa resistere ai backdoors del governo.
Il codice è parola
Noi dell’Electronic Frontier Foundation (EFF) crediamo che i tentativi del governo di controllare la crittografia prevenendo la sua pubblicazione e implementazione siano una violazione del Primo Emendamento della Costituzione.
Il Primo Emendamento protegge tutti i tipi di espressione, inclusa la musica scritta e l’arte astratta. Allo stesso modo, il codice è un modo di diffondere informazioni e idee – non importa se è comunicato in una maniera che non è comprensibile ai profani. Molte persone non sanno leggere gli spartiti di musica classica ma ciò non significa che il governo possa restringere le opere di Mozart.
Le corti federali concordarono con noi sul fatto che il codice è parola quando l’ETF fu parte in causa nel caso Bernstein v. Department of Justice.
Un laureato di Berkley di nome Daniel J. Bernstein voleva pubblicare informazioni su un algoritmo di crittazione che aveva sviluppato, ma gli fu impedito di farlo perché il governo trattava tali informazioni come “munizioni” alla pari di armi o esplosivi, e richiedeva un permesso speciale dal Dipartimento di Stato per condividerle – un permesso che non gli sarebbe stato garantito.
Bernstein sporse denuncia e, rappresentato dall’ETF, sostenne con successo che censurare algoritmi è una violazione incostituzionale della libertà di espressione.
Il caso rimane legge valida tutt’oggi, con precedenti simili in altre corti. Giustamente, il Giudice Betty Fletcher della Ninth Circuit Court of Appeals ha sottolineato:
“la disponibilità e l’uso di crittografia sicura potrebbe… reclamare una certa porzione della privacy che abbiamo perso. Gli sforzi del governo di controllare la crittografia così andrebbero a toccare non solo i diritti del Primo Emendamento… ma anche i diritti costituzionali di ognuno di noi in quanto potenziali beneficiari della crittografia.”
Il governo può provare a far apparire la crittografia come una minaccia alla nostra sicurezza, ma è vero precisamente l’opposto. Permette a privati cittadini di mettersi al sicuro dagli occhi indiscreti del governo. Ci saranno sempre criminali che usano la tecnologia per scopi loschi, ma non dovremmo sacrificare la privacy e la libertà di espressione di tutti per fermare alcuni delinquenti.
La Crittografia riguarda i Diritti Umani
Allontanandoci dagli Stati Uniti, quello della crittografia è un problema di diritti umani su scala globale. Come afferma un report del 2015 dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, “la crittografia e l’anonimato permettono agli individui di esercitare i loro diritti concernenti la libertà di opinione ed espressione nell’era digitale e perciò devono essere fortemente tutelati.”
Il report inoltre sottolinea che i governi che intimano di introdurre backdoors “non sono riusciti a dimostrare che l’uso criminale o terroristico della crittografia sia una barriera insuperabile per le forze dell’ordine.” In altre parole, anche quando le forze dell’ordine chiedono di compromettere la crittografia ciò non significa che la crittografia sia effettivamente ciò che impedisce loro di investigare tali crimini.
Dopo aver esaminato le politiche sulla crittografia di diversi paesi – tra cui Russia, Colombia, India, Marocco, Pakistan e gli USA – Amnesty International ha concluso:
“Nell’era digitale, l’accesso e l’uso della crittografia è un elemento fondamentale del diritto alla privacy. Poiché la crittografia può proteggere le comunicazioni dallo spionaggio, può permettere alle persone di condividere la propria opinione con altri senza subire ritorsioni, di accedere alle informazioni sul Web e di organizzarsi con altri per protestare contro varie forme di ingiustizia”.
La crittografia è quindi anche essenziale per la libertà di espressione, informazione e opinione, e ha un impatto anche sul diritto alla libertà di associazione pacifica altri diritti umani. La crittografia è uno strumento particolarmente critico i per difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti, che fanno affidamento su di essa con sempre maggiore frequenza per proteggere la loro sicurezza e quella degli altri dalla sorveglianza illecita”.
Non importa dove uno viva; tutti hanno bisogno che i diritti relativi alla crittografia vengano tutelati.
Le nostre comunicazioni crittografate ci consentono di avere la privacy e di esprimerci liberamente come esseri umani. I governi di tutto il mondo hanno sviluppato metodi sempre più sofisticati per monitorare i propri cittadini, quindi è diventato estremamente importante disporre di una crittografia forte come baluardo per la privacy e la libertà di pensiero contro il terribile potere dello stato di sorveglianza.